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Scrivere Danzando: la danza a Civitanova Marche trova spazi e progetti nel mondo dell’editoria

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danza Civitanova Marche
Si è concluso in un clima sereno e ricco di prospettive il convegno “Passi di Carta. L’editoria per la Danza”, tenutosi sabato 3 ottobre all’interno del Festival Expò CartaCanta dal 30 settembre al 4 ottobre a Civitanova Marche.  Il Festival, ormai giunto con successo alla sua undicesima edizione e volto a promuovere e valorizzare la carta in tutte le sue espressioni artistico-letterarie, ha presentato per quest’anno una new-entry: l’editoria dedicata alla danza, che trova un esempio fecondo proprio nella regione Marche con la casa Editrice Ephemeria di Macerata diretta da Antonello Andreani.

L’obiettivo del convegno è stato quello di individuare su quali strade l’editoria per la danza dovrebbe incamminarsi e con quali strategie promuovere e diffondere nel più vasto pubblico l’arte coreutica che, prima ancora di raggiungere la sua forma spettacolare e virtuosa, si  nutre di quell’humus di ideologie, poetiche, tecniche del corpo e tendenze artistiche a seconda del tempo che attraversa. Il desiderio, dunque, di restituire alla danza quello spessore culturale e sociale che da sempre ha rivestito e riveste nella crescita e nella formazione di una comunità.

E non è un caso che ad ospitare un tale dibattito sia stata un città come Civitanova Marche che, da sempre sensibile al mondo della danza, si è ormai imposta a livello nazionale come una realtà vivace ed operativa nel settore grazie al prestigioso Festival di danza e alle residenze creative per stimati coreografi internazionali, come avvenne con Saburo Teshigawara.

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A dare voce a tanto entusiasmo di idee e presupposti sono state le figure politiche del territorio, Erminio Marinelli (Assessore alla cultura Comune di Civitanova),  Maria Grazia Vignati (Assessore alla cultura Comune di Macerata) e Paola Marchegiani (Funzionario Assessorato alla Cultura Regione Marche e coordinatrice del periodico “Marche Cultura”) gli operatori culturali come Gilberto Santini (Direttore AMAT), Antonello Andreani (Presidente Edizioni Ephemeria), Antonio Cioffi (Direttore Associazione Marchigiana Scuole di Danza e direttore editoriale di “Danza è Cultura”) ed infine studiosi e critici di spicco nel panorama nazionale come Eugenia Casini Ropa (Docente Cattedra Storia della Danza DAMS Università di Bologna), Elisa Guzzo Vaccarino (Studiosa e Critico di Danza), Roberto Giambrone (Giornalista e Critico di Arte, Musica e Spettacolo) e Silvia Poletti (Critico e Docente di Storia della danza e del mimo Università degli Studi di Urbino Carlo Bo), i quali, a seconda dei ruoli e delle competenze, hanno sollevato problematiche diverse e proposte interessanti.

Gilberto Santini, da padrone di casa, ha scandito e programmato la scaletta dei vari interventi, dando la precedenza ad Antonello Andreani, che, in qualità di editore attivo nel territorio da più di un decennio, ha ripercorso le tappe del suo crescente e prolifico incontro con la danza, motivando le sue scelte ed i progetti editoriali in cantiere:  Tutto è iniziato negli anni 80’ a Venezia dove  per caso conobbi la coreografa Carolyn Carlson, all’epoca direttrice artistica della Biennale Danza. Restai folgorato dalla danza. In seguito entrai in contatto con Eugenia Casini Ropa, la prima studiosa di danza ad aver inserito negli studi universitari tale disciplina. Divenni subito un appassionato ma mi resi anche conto che in Italia emergeva una lacuna di prodotti editoriali sulla cultura di danza, quasi del tutto assenti quelli con un taglio storico, rispetto agli altri paesi europei. In sintonia con E. Casini Ropa decidemmo di creare una serie di strumenti atti alla formazione in Italia di una cultura di danza. Insieme abbiamo fondato il progetto “I Libri dell’Icosaedro”,  una collana pioneristica di testi che spazia dalla traduzione di alcuni fondamentali nella storia della danza, già presenti in altre lingue, ai saggi storico critici di maestri e studiosi del passato e del presente. Si sono aperti in questo modo territori inesplorati, dimostrando che la danza ha nel suo passato testi canonici e che esiste un “popolo” operativo, appassionato e determinato. Tutto questo ha avuto un senso negli anni, un coinvolgimento totale; molti passi in avanti sono stati fatti, ma molti problemi restano soprattutto sul fronte della promozione e divulgazione al più vasto pubblico.

Gilberto Santini ha poi ceduto la parola ai politici locali, Erminio Marinelli e Maria Grazia Vignati, che entrambi hanno espresso la necessità di sostenere le iniziative e le realtà culturali del territorio, pur consapevoli della crisi economica che non facilita i lavori.  E. Marinelli ha voluto evidenziare la presenza di tredici scuole di danza distribuite nel territorio di Civitanova, un dato oggettivo per Marinelli, che dimostra il crescente interesse dei cittadini per l’arte e la cultura. Tuttavia, questo non è ancora sufficiente per far fronte ai costi economici che sottendono la macchina teatrale e le logiche di programmazione, ma del resto per una città come Civitanova, continua l’Ass. alla Cultura, bisogna preservare e migliorare gli spazi che sono stati destinati alla danza, trovando strategie di finanziamento intese come forme di investimento sulla cultura e i cittadini.  L’Ass. M. Grazia Vignati ha sostenuto che in tempi  difficili, come quello che ci attraversa,  in cui la cultura è il primo settore ad essere ritagliato dai finanziamenti pubblici, bisogna puntare a riempire i teatri, a stimolare il pubblico pagante a consumare arte e cultura, al fine sia di combattere la crisi che di elevare il livello culturale dei cittadini, mantenendo attive le forze in campo. Ma per l’Ass. Vignati questo è possibile solo lavorando su enti e risorse locali, unendo le forze.

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Su questo punto ha poi proseguito Paola Marchegiani, che in qualità di Funzionario Assessorato alla Cultura Regione Marche ha ribadito l’importanza dell’AMAT: Se qualcosa di buono oggi accade lo si deve a soggetti come l’AMAT, che continuano ad essere virtuosi, perché si espongono di più dando un forte senso di convinzione per investire sulla cultura. P. Marchegiani prosegue poi presentando il suo progetto editoriale come coordinatrice di “Marche Cultura” spiegando che l’editoria culturale non è altro che il tentativo di dare forma ad una espressione creativa di un pensiero umano al fine di riconoscersi e raccontarsi, per saldare l’identità e la memoria degli attori sociali. Si tratta di un servizio offerto al lettore con l’intenzione di comunicare ed instaurare un rapporto solido con esso. D’altronde, l’editoria culturale è pur sempre un’impresa di mercato che prova a stare in piedi con le sue gambe in relazione all’utente e, data la carenza di finanziamenti, è bene adottare nuove vie,  agire ed operare non per guadagno ma per costruire. Del resto la cultura nelle Marche a stento riesce a beneficiare del sostegno regionale rispetto a quello manifatturiero che si rivela più redditizio.  Ma a fronte di tanti ostacoli, Marchegiani conclude il suo intervento su un dato positivo, vale a dire che tanto fermento culturale fa emergere l’esistenza di soggetti di varia formazione, una realtà poliedrica presente nella Regione che meriterebbe attenzione ed ascolto come forza in campo.Il cuore del dibattito viene poi affrontato con l’intervento di Silvia Poletti e Antonio Cioffi che, entrambi competenti ed esperti di danza, portano avanti validi e coraggiosi progetti nel territorio

Silvia Poletti, docente di Storia della Danza e del Mimo presso l’Università di Urbino Carlo Bo, cattedra da poco istituita, spiega che quando si porta a conoscenza di una realtà di danza, lontana dai modelli pubblicitari e televisivi, si innesca un desiderio di approfondire, una fame di sapere, specie se gli argomenti vengono offerti con intelligenza e corredati da buoni testi.  Ciò dimostra che la poca cultura di danza  che si denuncia in Italia non è sinonimo di disinteresse per molti, quanto di non conoscenza. Pertanto la presenza di una rivista specializzata ad ampio raggio sul pubblico pagante, che coinvolga, stimoli gli interessi, sarebbe uno strumento risolutivo per le molte lacune emerse nel settore.  In questa direzione si muove Antonio Cioffi, direttore editoriale della rivista mensile “Danza è Culura”.  Ormai giunto al quinto anno di vita, il giornale ha raggiunto una tiratura di 3.000 copie, consolidando la sua presenza su tutto il territorio regionale. Il periodico si rivolge principalmente alle scuole di danza marchigiane, al fine di farle uscire dall’isolamento per costruire in sintonia, interagendo con gli enti locali e aprendo una finestra di discussione sui problemi legati alla danza.  L’unione di queste forze in campo ha permesso di elevare il livello culturale di allievi e a volte anche degli insegnanti, che trovandosi ad assolvere il  delicato compito di educare corpi alla danza,  sono spaesati e privi di direttive, a causa della mancanza di un provvedimento nazionale che regoli le scuole di danza in Italia. Ad ogni modo Cioffi ci tiene a precisare che il giornale combatte un’altra battaglia per la danza, vale a dire il raggiungimento di un’equa ripartizione dei sostegni da parte del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) tra le varie forme di arte, dato che al settore danza sono destinate sempre le briciole, meccanismo che si riscontra anche a livello regionale.

Concludono il dibattito Roberto Giambrone, Elisa Guzzo Vaccarino ed Eugenia Casini Ropa, che in qualità di studiosi e critici, lanciano idee e nuovi progetti editoriali che possano spingere sempre più oltre quanto è stato fatto fin’ora.

Roberto Giambrone mette in luce la questione del lettore: a quale fascia di pubblico l’editoria per la danza dovrebbe rivolgersi? Nell’affrontare questa tematica, Giambrone evidenzia il ritardo culturale italiano per le pubblicazioni di danza. La critica in Italia si è iniziata a diffondere solo negli anni 70’, limitandosi a recensire spettacoli di balletto;  solo negli anni 90’, a seguito dell’istituzione da parte di Eugenia Casini Ropa della prima cattedra in Storia della Danza all’Università di Bologna, testi di ricerca con un forte impianto culturale hanno iniziato a circolare.  Questo quadro ha comportato, da una parte, una più estesa editoria che si è limitata ad una pubblicistica volta a diffondere un immaginario collettivo di danza legato al balletto, attraendo gli allievi ad un ideale-ballerina di poca utilità. D’altro canto i testi di danza più meritevoli e utili non venivano fruiti dal vasto pubblico e restavano strumenti di nicchia. Una simile situazione permane ancora oggi ed è necessario dunque adottare un’editoria trasversale e ad ampio raggio. Su questo aspetto prosegue Elisa Guzzo Vaccarino richiamando i critici di danza ad essere più divulgativi e accattivanti, facendo breccia sulle scuole di danza. Sostiene la Vaccarino: Si insegna la danza concentrandosi solo sull’addestramento fisico, perché viene ancora oggi considerata un’attività del tempo libero. Del resto viviamo in un paese che legge poco e che ha bisogno ancora di icone divistiche come Roberto Bolle. Eugenia Casini Ropa conclude il convegno distinguendo tre ambiti differenti a cui deve rivolgersi l’editoria per la danza: quella specializzata  di studi originali di alto livello funzionale all’Università o destinata agli amatori, quella dei periodici con informazioni e recensioni su spettacoli e compagnie e quella destinata alla formazione. In quest’area, come sostiene la docente, l’editoria trova terreno fertile per la promozione e diffusione della danza come cultura, poiché si rivolge a tutta quella fascia di pubblico e addetti ai lavori che vanno sensibilizzati ed educati alla danza, con testi strategici. L’idea che si suggerisce è quella di pubblicare dei testi che non si limitino ad essere dei manuali tecnici su un passo o movimento, ma che siano corredati da un DVD come tangibile riscontro visivo e accompagnati da uno sfondo culturale semplice ed efficace in grado di fornire ulteriori spiegazioni e coordinate storiche sul senso e la dinamica del movimento preso in esame.  In quest’area e con questo corredo editoriale completo, E. Casini Ropa invita il mondo dell’editoria per la danza a muovere i prossimi passi, giocando sulla fame di curiosità, al fine di superare le questioni di nicchia ed i retaggi storici del nostro paese, poiché la danza è un arte di tutti e per tutti che vive e attraversa la nostra società.

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